La geologia della Gola del Bottaccione 

Conferenza del Prof. Marco Menichetti

6 Marzo 2024

“La geologia della Gola del Bottaccione” del Prof. Marco Menichetti mercoledì 6 marzo 2024 per i Soci dell’Università della Terza Età Città di Gubbio.

L’interessante ed articolata relazione ha illustrato le caratteristiche e la storia di questo sito scientifico di rilevanza mondiale.

Situata a nord della città di Gubbio tra il Monte Foce (o Calvo) e il Monte Ingino, la gola trae origine  dall'azione erosiva esercitata negli ultimi 2-3 milioni di anni dal torrente Camignano, che scorre ancora nel fondo valle, in parallelo alla strada statale 298 tra Gubbio e Scheggia.

La sua importanza deriva dalla sua natura particolarissima: è infatti un autentico “archivio terrestre,” una sequenza stratigrafica di rocce calcaree del settore montuoso umbro-marchigiano, che va dalla fine del Giurassico (145 milioni di anni fa) a gran parte del Terziario (13 milioni di anni fa).

Gli strati di rocce raccontano l'evoluzione di quello che nel Cretaceo era un fondale marino a circa 2.000 metri di profondità, fino alla progressiva scomparsa dell'oceano (Tetide) nell'era Terziaria, quando i fondali oceanici iniziarono a trasformarsi nel nostro Appennino.

L'alta percentuale di resti fossili  planctonici derivati dagli esseri viventi in quell'oceano è presente nella cosiddetta scaglia, che è chiamata bianca o rossa, a seconda del colore.

Il sito è sempre stato oggetto di studio.

Fu lo studioso Guido Bonarelli (1871-1951) ad effettuare i primi studi stratigrafici della gola intorno al 1891 e successivamente a descrivere le caratteristiche  geologiche  dell'Umbria centrale (1901),  individuando nella zona del Bottaccione, all’altezza del Mulino, al tetto della scaglia bianca prima della scaglia rossa, uno strato argilloso nerastro, internazionalmente noto come "livello Bonarelli,"  risalente a circa 94 milioni di anni fa, ricco di silice e di abbondante materia organica.

Tale livello è tuttora ben visibile, nel territorio di Gubbio, anche lungo la strada della Contessa (Cava Vispi).

Questo elemento di discontinuità molto sottile ma distinto, che interrompeva bruscamente la continuità stratigrafica, fu causato da un forte impoverimento di ossigeno delle acque dei mari, dovuto al  depositarsi sui fondali di grandi quantità di materia organica in seguito alla morte degli organismi viventi (fenomeno dovuto alla conquista delle terre emerse da parte degli oceani), i cui resti  si trasformarono in materiale bituminoso, le rocce-madri del petrolio.

Negli anni Settanta poi ci fu un’importante scoperta.

Il geologo americano Walter Alvarez, con la collaborazione  del padre Luis, premio Nobel per la Fisica, e di altri scienziati dell'Università della Califonia a Berkeley, scoprì che qualcosa nelle rocce del Bottaccione testimoniava il passaggio tra Cretaceo (o Cretacico, ultimo periodo della seconda era geologica, detta Mesozoica) e Terziario (o Cenozoico, l’ultima delle tre ere geologiche, iniziata  al termine del Mesozoico 65,5 milioni di anni fa e tuttora in corso), 65 milioni di anni fa.

In località Bottaccio all'interno della scaglia rossa, lo scienziato osservò  uno strato argilloso noto a livello internazionale come  limite K-T (Cretaceo – Terziario) privo di qualsiasi forma di vita e con una concentrazione trenta volte superiore al normale di un metallo raro sulla terra, ma presente nello spazio, l’ iridio.

Molte furono le ipotesi per spiegare la presenza di questo metallo, fino a che nel 1979 gli Alvarez ne proposero una sulle altre: l’enorme quantità di iridio sarebbe dovuta all’ impatto sulla terra di un  meteorite (caduto in Messico, nella penisola dello Yucatan).

L’impatto sollevò un’immane quantità di polvere cosmica che sarebbe rimasta in sospensione per anni, impedendo la fotosintesi clorofilliana, provocando la morte delle piante e la conseguente scomparsa di molte specie animali, tra cui i famosi dinosauri,  che fino ad allora avevano abitato e dominato il pianeta. Sopravvissero solo le specie inferiori ai 25 chili, tra questi i piccoli mammiferi roditori e alcune specie di pesci.

Prove simili sono state trovate in altri siti in tutto il mondo, a riprova che le conseguenze dell’impatto del meteorite avevano interessato tutto il globo terrestre. 

La teoria degli Alvarez si pone accanto ad altre teorie identificate come responsabili dell'estinzione di massa tra Cretaceo e Terziario, alimentando tuttora il dibattito scientifico, tra le quali quella per cui la grande nube che oscurò il sole fosse stata provocata da un’intensa e globale attività vulcanica, ma questo non spiegherebbe l’alta concentrazione di iridio rinvenuta  in uno strato così sottile e quindi formatosi in un tempo molto breve.

 

La Gola del Bottaccione, chiamata anche Gola dell'Iridio, è oggi dunque un luogo ricco di importanti testimonianze geologiche, oltre che naturalistiche e storico-artistiche, come la diga e l'acquedotto medievali (XIII-XIV sec.) e il monastero di S. Ambrogio (XIV sec.).