Il presepe di Greccio:
la storia dell'umile incarnazione
Conferenza di Padre Marco Bellachioma
13 Dicembre 2023
Mercoledì 13 Dicembre 2023 “Il Presepe di Greccio: la storia dell’umile incarnazione” per i Soci dell’Università della Terza Età Città di Gubbio nella relazione di Padre Marco Bellachioma, Guardiano del Convento di San Francesco in Gubbio.
Premesso che per comprendere la cultura di un popolo è necessario conoscerne gli aspetti, compreso quello inerente la spiritualità e la fede, in quest’ottica va letta la storia del presepe di Greccio, dove nel 2023 verrà celebrato l'ottocentenario della prima rappresentazione del presepe voluto in questo luogo dal Santo nel 1223.
Il primo racconto del presepio di Greccio lo troviamo in Tommaso da Celano, biografo di San Francesco.
Tenendo conto che egli scrive la sua biografia negli ultimi mesi del 1228, o al più tardi nelle prime settimane del 1229, si è indotti a ritenere il suo racconto come una testimonianza attendibile, visto che la celebrazione di Greccio era avvenuta solo cinque anni prima (25 dicembre 2023). (clicca e continua a leggere)
Così disse il Santo all’amico e signore di Greccio Giovanni Velita:
“Prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come adagiato in una greppia (in præsepio) e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello.”
Nella notte di quel Natale, ai frati si unirono i contadini del luogo, portando torce e ceri per illuminare la notte. Tutti s’incamminarono verso la grotta. In essa c’era la greppia con la paglia e sopra di essa una pietra su cui un frate sacerdote celebrò l’Eucarestia.
Il diacono Francesco cantò il Vangelo che poi spiegò al popolo con grande commozione. Quando Gesù fu presente sotto i veli eucaristici “uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria.”
Il Santo, con la celebrazione del Natale organizzata in tal modo, era riuscito a vedere la massima povertà e l’estrema umiliazione del Figlio di Dio, collegandolo, tramite la sua venuta a Betlemme, con la discesa sacramentale sull’altare della Santa Messa.
San Francesco volle accostare la celebrazione di Greccio al Natale che quotidianamente si celebra nell’Eucarestia: “Vedete – ricordava nelle sue Ammonizioni – ogni giorno il figlio di Dio si umilia, come quando dalla sua sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sopra l’altare nelle mani del sacerdote.”
A Greccio, il Natale fu celebrato senza le statue della Madonna e di San Giuseppe.
Certamente non vi era nemmeno il simulacro del bambino Gesù, dato il carattere francescano della celebrazione del Natale in forma drammatica: Gesù-sacramento, vivo e vero, presente nel segno del pane e del vino, sarebbe sceso in persona sull’altare-mangiatoia.
L’abbinamento Betlemme-Greccio, mangiatoia-altare, esisteva già nella liturgia natalizia e anche nella tradizione letteraria ecclesiastica.
“Colui che è il pane degli angeli, nel presepio della Chiesa è diventato il cibo degli animali credenti”.
La realizzazione del “Presepio” si diffuse da principio grazie ai missionari francescani divenendo presto espressione tipica della spiritualità cattolica del Natale e con il termine si intese comunemente la rappresentazione plastica, con statue o simili, dell’evento della nascita di Gesù, raffigurato nelle persone dei protagonisti (Gesù, Maria, Giuseppe), dei visitatori (pastori, angeli, magi), degli animali indicati dalla tradizione (bue, asino, pecore, ecc.) e ambientato in un paesaggio presumibilmente palestinese. Molti sono stati anche gli artisti che nel corso del tempo hanno raffigurato il presepe, spesso contestualizzandolo nella realtà storica personale.
La rievocazione della nascita di Gesù tramite il presepio dunque sottolinea “l’umiltà dell’incarnazione” come la definiva San Francesco. Un Dio onnipotente che si è fatto uomo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria ed è venuto al mondo indifeso come un bambino e povero come l’ultimo degli ultimi nella grotta di Betlemme.
Miniatura di Antonella Ratto esposta a Gubbio presso ila Chiesa di San Francesco