La costruzione dell' identità nazionale e la lenta affermazione della lingua italiana

Conferenza della Prof. ssa Matilde Pinna

13 Marzo 2024

“La costruzione dell’identità nazionale e la lenta affermazione della lingua italiana” per i Soci dell’Università della Terza Età Città di Gubbio mercoledì 13 marzo 2024.

Nella sua interessante relazione la Prof.ssa Matilde Pinna ha delineato le origini della lingua italiana che, insieme alle altre lingue romanze, deriva dal latino popolare ed ha subìto molti mutamenti nel corso del tempo e nello spazio geografico.

I cambiamenti storico-politici che hanno travolto la penisola italica tra il IV e il X secolo d.C. hanno lasciato pochissime  testimonianze scritte, poiché la lingua volgare, al contrario del latino classico, veniva messa su carta solo per fini pratici, nelle transazioni commerciali o negli atti giuridici.

Solo nel tardo Medioevo  alcuni autori iniziarono ad adottarla per le opere destinate non soltanto alle cerchie ristrette di intellettuali, ma anche al pubblico della corte, affiancandola al latino  che continuò a essere la lingua della cultura e della religione poiché, a causa delle numerose varietà regionali, non esisteva ancora uno  strumento di comunicazione che unisse scrittori e letterati, in un’epoca in cui non esisteva ancora ombra di unità politica.

Nella lenta affermazione della lingua italiana hanno avuto grande importanza autori come Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, innovatori dell’italiano in epoche diverse, entrambi particolarmente sensibili alla necessità di uno strumento comunicativo unico  e condivisibile.

Scrittori come Petrarca  e Boccaccio scelsero il volgare per le loro opere, il Canzoniere e il Decameron, seguendo l’innovazione introdotta da Dante che scelse il dialetto fiorentino per farsi capire da un vasto pubblico elevandolo a lingua letteraria e dedicò alla questione il trattato latino “De vulgari eloquentia”.

Il modello linguistico fiorentino si impose per la costituzione di una lingua comune le cui regole furono fissate dal veneziano Pietro Bembo che, nelle “Prose della volgar lingua” del 1525, esplicitò quali fossero le  caratteristiche indispensabili alla lingua italiana proponendo a modello nella poesia lo stile di Petrarca e nella prosa quello di Boccaccio.

Anche l’ Accademia della Crusca fu determinante nel proposito di unificare la lingua, pubblicando il primo Vocabolario della Lingua Italiana nel 1612. Naturalmente parliamo di lingua letteraria perché il popolo ancora parlava una miriade di dialetti.

Fu Alessandro Manzoni, milanese, a dare  completa dignità  all’italiano, dopo aver corretto la prima stesura del suo capolavoro “I Promessi Sposi” andando a “risciacquare i panni in Arno”, cioè ispirandosi al dialetto parlato fiorentino, adattandolo a personaggi e situazioni. Le pubblicazioni del 1840-42 decretarono un grande successo dell’opera e la possibilità di arrivare ad un pubblico di lettori assai più vasto di quanto avvenuto fino ad allora.

L’unificazione dell’Italia sotto i Savoia con la proclamazione del Regno il 17 marzo 1861 accelerò  anche il processo di unificazione linguistica, insieme a fattori quali la leva obbligatoria, l’obbligo dell’istruzione per tre anni con la legge Coppino del 1867, gli effetti della prima industrializzazione.

Dai primi del Novecento in avanti i mezzi di comunicazione di massa come il cinema, la radio, i giornali e poi la televisione determinarono la diffusione dell’Italiano tra un pubblico gradualmente sempre più vasto, fatte salve le dovute differenze per cultura, ambiente sociale e istruzione.

Oggi dobbiamo riconoscere che nel corso del tempo ci sono stati molti cambiamenti e la lingua ha subito significativi processi di evoluzione e trasformazione che hanno toccato fonemi, morfologia, sintassi, lessico, semantica, arricchendosi anche di apporti provenienti dall’evoluzione della società e del sapere scientifico, dai contatti linguistici con altri paesi, dalla digitalizzazione e dalla globalizzazione.