Thomas Hardy e la civiltà rurale Vittoriana

Conferenza del Prof. Alessandro Pauselli

29 Novembre 2023

Thomas Hardy e la civiltà rurale Vittoriana,  questo l'argomento della conferenza tenuta mercoledì 29 Novembre 2023 per i Soci dell'Università della Terza Età Città di Gubbio dal Prof. Alessandro Pauselli.


Nato il 2 giugno 1840 a Higher Bockhampton, nel Dorset, nei pressi della città di Dorchester, Thomas Hardy lavora dapprima come apprendista presso lo studio dell'architetto John Hicks e poi a Londra presso lo studio di Arthur Bromfield dove si specializza nel restauro di vecchie chiese gotiche. Realizzato il cottage Max Gate, che resterà la residenza stabile per il resto della sua vita, il successo dei suoi romanzi gli garantisce un discreto benessere economico. Riceve lauree “ad honorem” da varie università inglesi, tiene conferenze e visita molti paesi europei, tra cui l'Italia. L' 11 gennaio 1928 muore nel suo amato cottage, viene cremato e le sue ceneri sepolte nel Poets' Corner in Westminster Abbey, ma il cuore viene espiantato e riposa accanto alla prima moglie nel cimitero di Stinsford, vicino Dorchester. 

Gli anni in cui Hardy scrive i suoi romanzi sono quelli del pieno compimento della rivoluzione industriale in Inghilterra, con conseguenti, spesso negative ripercussioni sul piano sociale: espansione delle grandi città, dove il sovraffollamento determina condizioni di vita insostenibili, inquinamento, spopolamento delle campagne. (Clicca per continuare a leggere)

Hardy ha conosciuto Londra, ma il centro della sua vita rimane il Wessex, quel ristretto mondo rurale di cui, grazie ai suoi romanzi, conosciamo tutto: i sentieri, i campi, le siepi, le cucine annerite, i granai alti e solenni come chiese.

E' qui che i suoi personaggi vivono le loro vite travagliate, tra miseria e avversità della sorte, ma uniti da un senso di identità e di appartenenza, in un contesto sociale dove tradizioni, musica, danze, superstizioni, leggende, pettegolezzi danno senso alla vita, scandita dall'alternarsi delle stagioni.

Hardy sa che anche questo mondo cambierà e per questo lo fissa, lo cristallizza nei suoi romanzi nel segno di un'affettuosa nostalgia. E' un mondo piccolo, chiuso, ma è tutto per chi vi abita e chi se ne allontana o vi entra senza accettarne le leggi, è destinato alla perdizione. 

Tra i suoi  romanzi,  Via dalla pazza folla (Far from the Madding Crowd,1873/74), fu pubblicato anonimo, a puntate sul Cornhill Magazine. Il titolo è una citazione da una famosa poesia di Thomas Gray, “Elegy Written in a Country Churchyard” (1750), nella parte in cui si esalta la semplicità e l'autenticità della vita dei rustici abitanti della campagna, lontano dalla frenesia, dall'avidità che avvelena l'esistenza delle folle cittadine.

Tess of the d'Urbervilles (1891) è ambientato nel contesto sociale della tarda Età Vittoriana, dominata da un rigido codice morale nel quale valori come la rispettabilità, la famiglia, la pratica religiosa, il successo economico, la santità dell'infanzia, l'inferiorità della donna (sublimata nella definizione di “angelo del focolare domestico”) sono i cardini. Di conseguenza, ogni donna “caduta” deve essere condannata come esempio di immoralità. Con il sottotitolo del romanzo (A Pure Woman Faithfully Presented), Hardy già da subito denuncia il moralismo ipocrita della sua epoca.

 Jude the Obscure (1895) ha come protagonista Jude, un povero orfano, cresciuto da una scontrosa prozia in un villaggio sperduto, un “oscuro”, cioè non brillante, una nullità per il mondo, ma animato da un grande sogno: andare all'università e fare carriera nel mondo religioso. Per realizzare questo sogno, studia in ogni momento libero dal lavoro, ma due ostacoli si frappongono: due donne, Arabella, la prima moglie e Sue, il suo unico, vero, grande amore.


Per concludere si può affermare che, come narratore, Hardy non rispecchia le caratteristiche del romanzo vittoriano. A lui non importa denunciare le misere condizioni di vita dei poveri o rappresentare la superficialità, lo snobismo delle classi privilegiate, a lui interessa la sostanza della vita e trova ispirazione nel quotidiano, nel comune: i suoi personaggi sono esseri verosimili a cui accadono fatti inverosimili.

Virginia Woolf lo definì “il più grande scrittore tragico di tutti i romanzieri inglesi”. Hardy è tragico perché è passionale, al centro delle sue trame c'è lo scontro tra gli appetiti vitali e la forza cieca di un destino avverso ed una natura indifferente alla sorte degli esseri umani, con la morte che ne costituisce la definitiva sconfitta.

I suoi modelli di riferimento sono Shakespeare e la tragedia greca (di cui sopravvive anche l'elemento del coro, nei romanzi rappresentato dagli abitanti del villaggio con il loro continuo vocio di commento sui fatti).

La pubblicazione di Jude the Obscure fu accolta da feroci critiche da parte della stampa moralista e benpensante. Un vescovo arrivò a bruciare il libro in piazza e, in generale, ad Hardy veniva attribuito il crimine di presentare peccatori come esseri umani infelici piuttosto che come mostri di depravazione.

Amareggiato, decise di abbandonare il romanzo e di dedicarsi alla poesia, di cui riportiamo un esempio.

 

Wessex Poems (1898)

 I look into my glass.

 Mi guardo nello specchio

 e vedo la mia pelle devastata

e dico: ”Magari Dio avesse prescritto

anche al mio cuore un uguale avvizzimento.”

Perché allora, non angosciato

da cuori che non hanno più amore per me,

potrei aspettare in solitudine e serenità

il mio riposo eterno.

Ma il tempo, per farmi soffrire,

qualcosa ruba e qualcosa lascia,

e giunti a sera scuote questo fragile corpo

con palpiti vitali del mezzogiorno.


Thomas Hardy.pdf

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