Contesti smembrati e capolavori dispersi dell'Arte Eugubina tra Medioevo ed Età Moderna 

Incontro con il Dott. Francesco Mariucci

27 Novembre 2024

Mercoledì 27 Novembre 2024  “Contesti smembrati e capolavori dispersi dell’Arte Eugubina tra Medioevo ed Età Moderna” per i Soci dell’Università della Terza Età Città di Gubbio con il Dott. Francesco Mariucci.

Il Dott Mariucci, storico dell’arte specializzato in arte medievale e rinascimentale, con un focus particolare sulle tradizioni artistiche di Gubbio, ha concentrato la sua analisi sulle vicende storiche e artistiche di manufatti e documenti di grande valore, spesso disgregati o perduti, ricostruendo il contesto storico e artistico di queste opere, esplorando come il loro smembramento o dispersione influenzi la comprensione del patrimonio culturale di Gubbio e delle sue connessioni con altre regioni d’Italia.

Il Dott. Mariucci ha guidato gli ascoltatori  alla scoperta di tre esempi su  come sia possibile e doveroso da parte dei ricercatori cercare di risalire a capolavori perduti, partendo da manufatti ancora esistenti, per restituire nella sua pienezza il panorama di tesori artistici presenti nel territorio. (Continua a leggere)

Il primo esempio si inserisce nel contesto della Cattedrale eugubina dove nel Novecento vennero eseguiti lavori di autentico restyling che tuttavia non nascondono, nella parete di sinistra, entrando dal portone principale, la presenza di una porta murata sospesa in alto. Era  la porta di accesso laterale, la cui traccia è ben visibile all’esterno. Risalente al Trecento, doveva certamente avere una scala, di cui si vedono tracce, per l’ingresso all’interno.

Sempre internamente, sulla controfacciata, a destra per chi guarda il portone di accesso principale, si nota una struttura che rimanda al monumento funerario del vescovo Pietro dei Gabrielli. Data la notevole altezza a cui è posta, si ipotizza che in passato davanti, sopra la zona di ingresso, ci fosse un piano di calpesto sopraelevato, cosa che si evince anche dalla presenza di una nicchia che doveva contenere oggetti utili alla S. Messa che qui veniva con ogni probabilità celebrata.

Dobbiamo ipotizzare una scala e un piano di calpestio che rimanda ad una tipologia architettonica tipica soprattutto dei monasteri femminili, come quella presente nella chiesa di Maria Regina Coeli a  Napoli, delle Canonichesse Regolari Lateranensi.

Questi spazi rialzati  rispetto all’ingresso probabilmente erano usati per  seguire le cerimonie liturgiche o per ospitare il coro o come piccole sale capitolari.

Ricordiamo che  S. Ubaldo introdusse nel clero eugubino una riforma ispirata alla regola dei Canonici Regolari Lateranensi, quando ancora non c'erano gli ordini mendicanti, e forse la prima cattedrale di Gubbio poteva avere questa struttura che assomigliava a quella dei monasteri  femminili dell’ordine lateranense, struttura che probabilmente ebbe vita breve e venne demolita intorno al Quattro – Cinquecento.

 

 

Altro esempio di manufatto artistico non più esistente si trova nella Chiesa di Santa Maria dei Bianchi, autentico scrigno di capolavori,  appartenente un tempo ad una confraternita che gestiva un enorme ospedale situato nelle attuali Logge.

 

Nel mezzo della chiesa, che era più piccola di quella attuale, c'erano dei gradini e altri in prossimità dell’ altare, rimossi forse nel 1600.

 

Dai documenti si apprende che nel 1351 i confratelli devono far calare una Madonna dal Pergola, cioè la parte situata in posizione superiore.

 

Giotto, che dipinge fedelmente la realtà, nella basilica superiore d’Assisi dipinge una Pergola nell’ affresco del presepe di Greccio.   Probabilmente si trattava di un tramezzo, un muro situato in mezzo alla chiesa, invalicabile dai fedeli, al di sopra del quale si vede pendere in avanti un crocifisso.

 

Analogamente nella chiesa dei Bianchi c’era con ogni probabilità un muro poi demolito, cosa che oggi permette di ammirare  gli affreschi dell’ Allegini  posti al di sopra dell’ abside.

 

La chiesa medievale era molto complessa, alcune opere vennero eliminate, come il tramezzo e forse anche il crocifisso che veniva  portato in processione, lasciando il posto ad altre opere che ne rinnovarono l’aspetto, come l’affresco dell’ Allegrini.

 

 

Un’altra opera smembrata si trovava all’interno del Voltone che raccorda il palazzo Ducale con i suoi giardini.

Oggi si possono ammirare i resti di un affresco di cui rimane in realtà molto poco: si tratta di una Madonna con Bambino e due angeli che tengono un panneggio, tipico del Quattrocento: la Madonna ha un monile miracoloso al collo. Del bambino si vedono i piedi e le mani. Si tratta di una Madonna del latte, che ci rimanda probabilmente all’opera di un pittore minore di Perugia che operò anche nelle Marche nell’epoca in cui il Perugino si impose in città.


Alcune mappe ci mostrano come in corrispondenza dell’affresco ci fosse una cappellina dedicata alla  Madonna del voltone o delle volte, di pertinenza della famiglia Galeotti. Nell’ Ottocento è documentata una festa, detta della Madonna del voltone, e infine una foto attesta l’esistenza della cappella, demolita  forse intorno al 1920.

 

Essa era collegata al culto delle acque fino a metà Seicento: infatti in prossimità della cappella c’era una fontanella pubblica, di grande importanza per la popolazione, in epoche in cui il controllo delle acque da parte delle autorità era determinante per la sussistenza. Per onorare questa fonte pubblica e invocare su di essa la  protezione  celeste, gli eugubini vi costruirono accanto la cappellina dedicata alla Madonna del latte.



Come si può dedurre da questi brevi cenni, la ricerca  del Dott. Mariucci sui “Capolavori dispersi e contesti smembrati” è di grande valore storico, poiché permette di ricostruire le dinamiche artistiche e culturali di epoche passate, fornendo strumenti per comprendere meglio la perdita e il recupero del patrimonio artistico, Questo lavoro è cruciale per restituire a queste opere la loro dimensione originaria e per valorizzarne il significato nel contesto storico in cui furono create.