"La struttura della leggerezza" - Mostra di Augusto Ruggia
"Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore." Italo Calvino
La struttura della leggerezza, mostra di Augusto Ruggia a Gubbio, presso Libreria Fotolibri - Corso Garibaldi, 45 dal 17 Aprile al 31 Maggio 2025.
Inaugurazione Giovedì 17 Aprile 2025 alle ore 18.00.
Augusto Ruggia (Cori,1949)
Ingegnere, ha svolto la sua attività professionale in vari campi di interesse, dall'edilizia all'urbanistica fino all'ingegneria gestionale, diventando consulente degli enti locali per la formazione e valutatore delle prestazioni e dei comportamenti organizzativi dei dirigenti.
In pensione dal 2020, inizia a dedicarsi a tempo pieno alla pittura, riscoprendo una passione mai consumata nel tempo, anche se quasi mai coltivata.
La pittura, potente strumento terapeutico, viene praticata con gioco e serenità potendo sperimentare le infinite potenzialità dei colori, dei segni e delle forme. Ogni spunto pittorico è un pretesto per ritrovare in forma leggera ipotesi di confronti, equilibri e suggestioni.
La struttura della leggerezza è la prima personale di Augusto Ruggia, una mostra di pittura che invade gentilmente e giocosamente gli spazi della Libreria Fotolibri. Si apre allo sguardo dei visitatori nello spazio reale di questo luogo di incontro, "presidio culturale per una città e il suo territorio", sulla scia di già importanti eventi, impegnati e innovatori.
Tra chi guarda e le opere esposte sta lo spazio simbolico come confronto tra ruoli diversi, come suggeriscono il loro stessi titoli e l'allestimento che invita il visitatore a scoprirle aprendo i cassetti. Non si può imparare in astratto. l'ingegneria è un fatto della vita e deve nascere da concrete, specifiche circostanze di tempo e di luogo.
Riprendendo la pittura, passione mai sopita, Ruggia ridefinisce ancora il rapporto primo ed essenziale dell'uomo con il mondo. La geometria delle forme si accompagna sempre a un raffinato tonalismo del colore, di equilibri che di per sé conducono a un lavoro di analisi, di critica, di recupero. Una ricerca non puramente formale, sebbene non figurativa. L'apertura delle sue opere porta lontano, quando il pittore incoraggia una pazienza dello sguardo che sappia opporsi alla iconoclastia della nostra epoca, in cui l'immagine ammutolisce per il niente e per il troppo dell'informazione.
La sua svolta pittorica può essere pensata in una ricerca che parte all'origine dagli studi di ricerca sulla scultura antica, il primo passo verso la costruzione di una filologia delle immagini e dello studio del disegno. E il suo condurre l' attenzione posta sul campo sociale del visuale in un terreno complesso di reciproci sguardi, quale un'esposzione di arte contemporanea in un mondo assopito.
Le immagini vogliono avere gli stessi diritti del linguaggio, non essere trasformate in un linguaggio.
Quasi il subÌimarsi della realtà nell'intelligenza e nell'opera umana.
La mostra - arrricchita da un contributo critico scritto da Brendan Fox, storico dell'arte, curatore e artista irlandese residenle a Dublino, è curata dagli storici dell arte Antonina Ducci e Domenico Bilà, entrambi di Cori, paese di origine dello stesso Ruggia.